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Autore INLAND EMPIRE di David Lynch
AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 03-03-2007 16:49  
Il deja-vu è all'interno dello stesso mondo lynchiano, dove IE (pur, ovviamente, nei differenti modi estetici e linguistici) compie delle evidenti incursioni nell'universo tarkovskiano (Stalker; Andreij Rubliov in particolare): dilatazione della dimensione spaziale/temporale; "sospensione" della percezione cosciente, dei processi logico-"prosaici"; lievitazione della metafisica riferibile alla sospensione onirica, al doppio piano veglia/sogno, al tracciato narrativo non lineare, per l'appunto onirico).
E' anche riferibile a 2001 O.n.S. - è già stato ipotizzato - ove si realizza questo e (ben) altro, e si scompone il quadro co(nosc)(gni)itivo (evitiamo gnoselogico...), si frammentano i significati "apparenti" per recuperare gli essenziali che stanno alla base dell'autentico "carattere" dell'essere umano, della sua psiche che si trasforma in energia, comportamento immediato, nel senso di "non mediato" dalle varie sovrastrutture culturali. Si tratta di mettere a nudo per poi ricoprire con nuova veste.
Il senso di deja-vu nasce dal fatto che con IE - a differenza dei film citati -, si sa esattamente cosa sta succedendo, cosa (non) accadrà, dove andrà a parare. Nonostante l'ingarbugliamento tramico (ragione per cui a me personalmente annoia non poco l'esercizio di ricomporre le fila di un discorso che, come le visioni oniriche, non potrà mai essere raccontato con le parole ed iimmagini della "vita reale"; e parlare di cinema non è esattamente fare logica, o psicanalisi). Ciò, a mio avviso, pur a fronte di un'opera straordinaria sotto molti punti di vista, penalizza fortemente il progetto.
_________________
"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 03-03-2007 16:56  
quote:
In data 2007-03-03 16:03, Taddeo85 scrive:
Secondo quello che ho espresso sopra mi aspetto da un mostro di bravura come Lynch un prossimo film sulla fals riga di Una storia vera..




Forse.., ma anche no, perchè riproporre Una storia vera potrebbe rappresentare il passo falso della ripetizione. Vedi.., tu "ti aspetti" ... dunque... resti prigioniero dello "schema" (che diventa tale in tal modo), vorresti che lo schema restasse prigioniero di te, delle tue aspettative. L'arte non si (deve) regola(re) in tal modo... Forse ora magari comprenderai meglio cosa intendo dire che IE è un film che assomiglia troppo a Lynch e che corrisponde troppo alle aspettative dei suoi estimatori, tra i quali ci sono anch'io.

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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 03-03-2007 17:20  
[quote]In data 2007-03-03 16:03, Taddeo85 scrive:

quote:
[i]credo che la dinamica concettuale del film sia essenzialmente quella dell'incisione nel subconscio dello spettatore, come del resto puoi verificare notando le numerose sovrimpressioni della testina che incide il disco sulle immagini del film.


Scusa se ti rispondo saltapicando. La dinamica concettuale, simbolica, metaforica... - che è un'intenzione - non necessariamente deve corrisponde alla risultato finale, ovvero alla dinamica fruitiva-emozionale che vive lo spettatore, e non l'autore.

quote:
[i]i tuoi parametri di giudizio non sono predisposti a questo tipo di reazione, forse hai visto tanti, troppi film, che ti fanno pensare a un deja vu, a un niente di nuovo, forse non avevi voglia di lasciarti esorcizzare, di las ciarti spaventare. Non lo so


Si, ho visto molti film, e i film non si vedono per niente..; ti assicuro che avevo una gran voglia - amando immensamente Lynch -di lasciarmi esorcizzare, spaventare, destabilizzare, come mi è capitato con quasi tutti i suoi film. Ho visto IE due volte, per scrupolo, non volendo vredere ai miei occhi.., e purtroppo ho dovuto confermare a me stesso la prima impressione.

quote:
[i]Mi sembra davvero che abbia già espulso tutto il perturbante possibile con questo incredibile, toccante Inland Empire
Ciao



Le vie dell'immaginazione, e della poesia, sono infinite. Siamo forse noi spettatori la divina e profetica provvidenza, numi tutelari dell'artista?

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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 03-03-2007 alle 17:24 ]

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 03-03-2007 19:59  
quote:
In data 2007-03-03 16:49, AlZayd scrive:

Il senso di deja-vu nasce dal fatto che con IE - a differenza dei film citati -, si sa esattamente cosa sta succedendo, cosa (non) accadrà, dove andrà a parare.




Può anche essere , in fondo è una sorta di Mulholland drive al cubo, e questo film un tantino raffreddato lo è sicuramente, però è una lezione di cinema.
Anche io sentimentalmente preferisco Mulholland ,ma quello che mi piace di questo film è il risultato tecnico.
Per il film del 2001 in fondo era più semplice collegare il sogno di Diane agli episodi della sua vita reale, tramite una serie di nessi visivi ben delineati, per IE si trattava di costruire una storia solamente con l'uso delle immagini, poichè non c'era qui una controstoria speculare e rovesciata come lo sono invece le due parti di MD.

Personalmente trovo Vertigo il film che più mi appassiona tra quelli di Hitchcock che ho visto (mi mancano molti film ante guerra)e se devo valutare con questo parametro La finestra sul cortile, lo trovo freddo e assai banale: si capisce benissimo dove vuole andare a parare fin dal principio e la storia in sè non ha nulla di interessante. E' ovviamente il modo in cui viene narrata che fa del film un'opera da ammirare.

Bisognerebbe soffermarsi su INLAND EMPIRE dal momento in cui la protagonista entra nel passaggio temporale dentro alla sua storia e vede se stessa seduta al tavolo provare la prima scena del film, e analizzare come sia stato possibile costruire questa storia che si svela unicamente attraverso un racconto costruito sulle immagini.

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Shaka1978

Reg.: 11 Dic 2002
Messaggi: 379
Da: PsE (AP)
Inviato: 05-03-2007 12:27  
altro che metacinema... altro che otto e mezzo...

il gioco delle scatole cinesi qui è trasversale, una sfida sadica:

lost girl osserva:

- rabbits
- l'attrice con vicissitudini da attrice

[in tutto ciò l'immagine del video(flash-forward; rewind) sottolinea lo statuto di "rappresentato" di tutto ciò. Il discorso metafilmico è alle origini]

poi abbiamo l'attrice che dapprima confonde i piani della rappresentazioni con quelli della sua vita ("sembra quasi una frase del nostro copione!!"... ciak! [fantastica scena]) per poi darsi in pasto al film stesso

Altrettanto superba, a mio avviso, la modalità simbolica in cui ciò accade: tramite la porta "AXXONN" (titolo della trasmissione radiofonica) l'attrice entra nel set, costretta nella diegesi, osservando il suo collega che la cerca, senza poter comunicare con lui (possibile interpretazione: il salto temporale non c'è; lei fa parte del film già dal momento in cui inizia a provare le battute)...

Comunque, da qui in poi l'interpretazione ha per oggetto, indifferentemente, i personaggi del "cielo" e del polacco "47". L'ordine delle sequenze sembra scimmiottare il lavoro registico, ovverosia l'ordine inesistente del lavoro di ripresa. Beninteso, "scimmiottare" perchè l'intenzionalità "sadica" del regista è palese nel suo talvolta esasperante realismo (le scene sul "come mettere il faro" sul set e quella, appartenente alla narrazione, durante la morte della protagonista dove il dialogo tra i barboni dura un'infinità).

La scena in cui la MPD si sposta all'indietro è surreale: sembra quasi un alieno, e non a caso. A questo punto, l'effetto sullo spettatore è di rilassamento: "siamo usciti dalla finzione". Assolutamente no: 1) la ragazza ancora guarda e piange; ma non è il pensiero principale 2) l'attrice deve misurarsi con la propria rappresentazione in pellicola e, dunque, con gli archetipi che l'hanno accompagnata: l'antagonista e gli stessi conigli...

Solo a questo punto il cerchio sembrerebbe veramente chiudersi, con l'uscita della ragazza dalla situazione di prigionia davanti allo schermo... salvo poi notare che gli ambienti che attraversa sono proprio quelli del film...

Infine, i cameo: sinceramente non ci ho fatto troppo caso, forse perché essendo un essere umano ero assuefatto ai continui e stancanti cambi.

Mi sono dilungato così tanto nel ripercorrere lo scheletro della trama che sono stanco. Pensavo di fare piuttosto un discorso "sul" film... vado a cucinare, vah!
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"Se tu dovessi incontrare Dio, lo trapasserai"(KillBill) "It's water, that's all"(Dancer in the dark) "La rivoluzione non passa per il buco del culo"(Fragola&Cioccolato) "Come si fa ad essere maschilisti con2tette di quella portata?"(Tutto su mia madre)

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grouchorm

Reg.: 05 Mar 2007
Messaggi: 28
Da: Roma (RM)
Inviato: 05-03-2007 20:08  
UN film molto bello, se si pensa che ne valga la pena, sennò può avere il sapere della presaa in giro. Però la messainscena è assolutamente grandiosa, e degna del genio di Lynch!

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grouchorm

Reg.: 05 Mar 2007
Messaggi: 28
Da: Roma (RM)
Inviato: 05-03-2007 20:20  
Travolti. Una sola parola viene in mente alla fine della lunga, estenuante e caleidoscopica visione dell’ultimo film del grande David Lynch. Non si possono fare preamboli, o introduzioni come in una recensione comune, perché né Lynch, né questo suo film tutto al maiuscolo (così come si deve scrivere), tutto oltre le righe, sono comuni.E questo forse è il suo più sperimentale – assieme ad Eraserhead – e sicuramente il meno comprensibile, il più inconscio, ma anche il più pericolosamente vicino alla maniera (oltre ad essere il film col pressbook più inutile della storia).Un’attrice di successo è ingaggiata per un nuovo film, col divo del momento e con un regista famoso per la sua visionarietà; è un remake di un film considerato maledetto, e ben presto l’attrice si troverà dentro un mondo perverso e misterioso, che forse è il film, forse ne è un’appendice.Scritto, ma sarebbe meglio dire creato, se non partorito, dallo stesso Lynch, è come di consueto una specie di thriller fantastico e perverso, pieno di simboli e trovate razionalmente incomprensibili, che sfocia ben presto in un “on the mind” perverso, un viaggio senza ritorno, e probabilmente senza andata, all’interno dell’oscurità deviata di quello che è l’ “impero interiore” di ognuno di noi.Usando lo stesso sfondo di Mulholland Drive (anch’esso aveva nel titolo il nome di una via), cioè il mondo del cinema e la fabbrica dei sogni (corrotti), Lynch abbandona molto presto ogni velleità narrativa, anche solo come punto di riferimento, e si abbandona senza posa né freno ai suoi deliri onirici, lungo 182 minuti fatti di immagini strazianti e seducenti, farfugliamenti stilistici e concettuali, idee gettate alla rinfusa, pervicacemente cercate, e negate con ancora più convinzione, come se stesse uccidendo, in un film solo, un’intera storia del cinema.Forse, proprio questo è l’ultimo film di Lynch, uno snuff movie, in cui il corpo e la mente della protagonista sono sia quelli della sua attrice sia quelli dello spettatore sia, soprattutto, del cinema inteso come mezzo (o fine?) superato ed in fase di decomposizione: fase che il maestro dell’impossibile aiuta ad accelerare utilizzando in modo incredibile in un misto di dilettantesca rozzezza da principianti e monumentale capacità di messa in scena ipnotica, aiutato in questo dal montaggio, dalla fotografia immensa, dalla colonna sonora e dal missaggio del sonoro.In tutto questo delirio, magnifico ed insopportabile, in cui anche le metafore e le sensazioni dei film precedenti sono ostinatamente lasciate alle capacità subconscie dello spettatore, il dubbio s’insinua anche tra coloro che, come noi, l’hanno sempre amato: ma Lynch c’è o ci fa? Perché per realizzare un film senza alcun percorso, non si chiede logico, ma perlomeno emotivo o ideale, astratto quanto si vuole ma legato all’umanità di chi lo crea, bisogna aver studiato a fondo, occorre una consapevolezza tale da sfiorare la consapevole maniera, se non proprio la beffa nei confronti dello spettatore.Sempre costantemente vagante tra avanguardia pura e la sua parodia, tra ghignante lucidità ed assorto prendersi sul serio, il film è molto bello, se si pensa che valga la pena farsene stravolgere, avendo chiaro che l’unica destinazione possibile del lungo viaggio sarà il nulla. Laura Dern ne è a tal punto cosciente da diventarne produttrice e darsi anima e corpo; ed il film, nel suo negarsi irrefrenabile alla comprensione, è forse il più coerente di Lynch nell’utilizzo dell’impianto onirico, che diventa esso stesso film e sogno. Merito comunque di un autore capace di inchiodare il pubblico allo schermo anche mentre lo ripugna e ne chiede il dissenso.

Scritto per cineforme
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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 06-03-2007 01:35  
quote:
In data 2007-03-03 19:59, Quilty scrive:
La finestra sul cortile, lo trovo freddo e assai banale: si capisce benissimo dove vuole andare a parare fin dal principio e la storia in sè non ha nulla di interessante. E' ovviamente il modo in cui viene narrata che fa del film un'opera da ammirare.




La finestra sul cortile ha mille cose verso cui vuole andare a parare, finendo per riuscirci. Oltre, e di molto, la semplice apparenza. Nel senso che la semplicità, che non vuol dire semplicismo, è la migliore ricetta. Nella vita e nell'arte.
Al contrario, l'eccessivo artefizio, che non necessariamente è sinonimo di complessità, profondità, potrebbe nascere da un'esigenza di mascheramento. Potrebbe essere il caso di Inland Empire che dice cose molte volte dette, con mezzi tecnico-espressivi fin troppo esuberanti, "complicanti", belli da vedersi, ma forse artificiosi.
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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
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Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 06-03-2007 01:41  
a me sembra come accusare ejzenstein o vertov di eccessivo formalismo.
e non faccio questo paragone a caso. proprio due minuti fa stavo pensando che inland empire funziona per molti versi come il kinoglaz, una specie di L'uomo con la videocamera. pleonastico dire che dietro c'è tutt'altra ideologia, ma sarebbe interessante approfondire i lati in comune tra i due film. peccato che ora me ne vada a dormire e domani manco mi ricorderò che cacchio avessi in mente.
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Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina.

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 06-03-2007 03:46  
quote:
In data 2007-03-06 01:35, AlZayd scrive:

La finestra sul cortile ha mille cose verso cui vuole andare a parare, finendo per riuscirci. Oltre, e di molto, la semplice apparenza. Nel senso che la semplicità, che non vuol dire semplicismo, è la migliore ricetta. Nella vita e nell'arte.
Al contrario, l'eccessivo artefizio, che non necessariamente è sinonimo di complessità, profondità, potrebbe nascere da un'esigenza di mascheramento. Potrebbe essere il caso di Inland Empire che dice cose molte volte dette, con mezzi tecnico-espressivi fin troppo esuberanti, "complicanti", belli da vedersi, ma forse artificiosi.



Ma come La finestra sul Cortile, anche Inland Empire è un film sul cinema.
Lo vediamo sin dall'inizio con la ragazza in lacrime che riavvolge la pellicola dello stesso INLAND EMPIRE nella visione sullo schermo televisivo della sua camera.
Abbiamo la fase delle riprese sul set (la storia di Nikki e del suo ruolo)con alcune estenuanti scene sul lato tecnico della vicenda (come posizionare i faretti ecc) , la fase del montaggio quando Nikki entra nella diegesi del racconto e si ritrova nella camera dove lo spazio e il tempo vengono annullati e sommati tramite una serie di immagini sovrapposte e abbinate che riconducono il film a un significato (il vecchio film polacco potrebbe essere la sceneggiatura di base di un film mai finito)e la fase finale della revisione registica (la ragazza che piange davanti alla Tv e rivede lo "stesso" film che vediamo anche noi ma che non è mai lo stesso ma cambia tutte le volte che la protagonista entra nel suo passaggio temporale-la cabina di montaggio).



[ Questo messaggio è stato modificato da: Quilty il 06-03-2007 alle 10:10 ]

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 06-03-2007 21:02  
quote:
In data 2007-03-06 01:41, sandrix81 scrive:
a me sembra come accusare ejzenstein o vertov di eccessivo formalismo.
e non faccio questo paragone a caso. proprio due minuti fa stavo pensando che inland empire funziona per molti versi come il kinoglaz, una specie di L'uomo con la videocamera. pleonastico dire che dietro c'è tutt'altra ideologia, ma sarebbe interessante approfondire i lati in comune tra i due film. peccato che ora me ne vada a dormire e domani manco mi ricorderò che cacchio avessi in mente.




Non accuso di formalismo (che non è una parolaccia) Inland Empire ma di quanto già precisato. Cose di cui non si può automaticamente accusare il cinema degli autori da te citati che stanno al "formalismo" come Lang o Murnau all'"espressionismo", o Rossellini al "neorealismo", o Godard alla "nouvelle vague", ecc, ovvero a stili, estetiche, linguaggi, "modi" più o meno "storici" dell'espressione ben precisi e non di per se sinonimi di buono o cattivo.
Se non hai voglia di approfondire, libero, ma perchè queste solite ... come dire ... sonnambule e birichine sandricchiate?

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 06-03-2007 21:13  
quote:
In data 2007-03-06 03:46, Quilty scrive:
quote:
In data 2007-03-06 01:35, AlZayd scrive:

La finestra sul cortile ha mille cose verso cui vuole andare a parare, finendo per riuscirci. Oltre, e di molto, la semplice apparenza. Nel senso che la semplicità, che non vuol dire semplicismo, è la migliore ricetta. Nella vita e nell'arte.
Al contrario, l'eccessivo artefizio, che non necessariamente è sinonimo di complessità, profondità, potrebbe nascere da un'esigenza di mascheramento. Potrebbe essere il caso di Inland Empire che dice cose molte volte dette, con mezzi tecnico-espressivi fin troppo esuberanti, "complicanti", belli da vedersi, ma forse artificiosi.



Ma come La finestra sul Cortile, anche Inland Empire è un film sul cinema.
Lo vediamo sin dall'inizio con la ragazza in lacrime che riavvolge la pellicola dello stesso INLAND EMPIRE nella visione sullo schermo televisivo della sua camera.
Abbiamo la fase delle riprese sul set (la storia di Nikki e del suo ruolo)con alcune estenuanti scene sul lato tecnico della vicenda (come posizionare i faretti ecc) , la fase del montaggio quando Nikki entra nella diegesi del racconto e si ritrova nella camera dove lo spazio e il tempo vengono annullati e sommati tramite una serie di immagini sovrapposte e abbinate che riconducono il film a un significato (il vecchio film polacco potrebbe essere la sceneggiatura di base di un film mai finito)e la fase finale della revisione registica (la ragazza che piange davanti alla Tv e rivede lo "stesso" film che vediamo anche noi ma che non è mai lo stesso ma cambia tutte le volte che la protagonista entra nel suo passaggio temporale-la cabina di montaggio).



[ Questo messaggio è stato modificato da: Quilty il 06-03-2007 alle 10:10 ]



Si, ma io non mi riferivo al dato sinottico/tramico, ma al come, non al cosa.
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willis

Reg.: 13 Dic 2006
Messaggi: 119
Da: catania (CT)
Inviato: 08-03-2007 11:33  
Capolavoro assoluto e come sempre e ripeto come sempre lynch non sbaglia un colpo tutti i suoi film sono meravigliosi nessuno escluso...bellissimo inland empire stupendoooooooooooooooooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 10-03-2007 01:17  
Se c'è una cosa che mi fa impazzire...
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cannella

Reg.: 01 Mar 2007
Messaggi: 32
Da: Tivoli (RM)
Inviato: 12-03-2007 17:58  
grande film...nn c'ho capito una mazza.

uscendo dal cinema dopo mulholland drive avevo come un senso di frustrazione per nn aver capito...dove inizia la storia,dove comincia il sogno,quando realtà e delirio si uniscono etc.

stavolta invece...ho gettato la spugna
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